Ribellione e preadolescenza: parlarne attraverso un film

Oggi vi propongo un film targato Disney con animazione Pixar che ci offre spunti per lavorare sui temi della responsabilità̀ e della consapevolezza: Merida – The brave.

L’ambientazione è la meravigliosa Scozia, in un Medioevo fantastico dove vivono personaggi intensamente colorati, bizzarri ed anche molto divertenti.

Merida è una ragazzina speciale: principessa, figlia di re Fergus e della regina Elinor, è diversa da tutte le altre. Ha una folta chioma di riccioli rossi, sa tirare con l’arco e sa essere molto determinata; le sue parole e le sue azioni sono caratterizzate dalla ribellione ai propri genitori e alle tradizioni di corte. Questo porterà importanti conseguenze su tutta la famiglia, contribuendo alla crescita ed alla maturazione di ognuno.

La ribellione è una tappa obbligatoria nella nostra vita: chi più, chi meno, tutti siamo stati ribelli. Ma qual è il confine tra una fase transitoria e qualcosa che invece ha un’accezione patologica?

I frequenti <<No!>> che caratterizzano “i terribili due anni” (che a volte durano fino ai tre) sono comportamenti parte di una fondamentale tappa evolutiva, che porta alla costruzione di un’identità psicologica. In questa fase è fondamentale cercare di mantenere la calma, senza perdere di vista l’assertività e la decisionalità previste dal proprio ruolo di genitori.

Altra tappa in cui si scatena la ribellione è quella della preadolescenza. In questo periodo i bambini si trasformano dal punto di vista fisico e in loro iniziano a farsi sentire in maniera marcata le pulsioni sessuali. Si arrabbiano di frequente, rifiutano di obbedire, riferiscono di sentirsi incompresi. Anche questa fase è del tutto fisiologica e necessaria allo sviluppo integrale della persona: urlare non serve a nulla, opporsi a loro tanto meno. È fondamentale farli riflettere e, passata la burrasca, tornare con calma su quanto detto. Anche in questo caso è fondamentale che i genitori non abbiano paura a dire dei “no”: il “no” è il loro salvagente. Il “no“ li contiene. Il “no” li aiuta a crescere. Le regole devono esserci e non sono negoziabili: questi ragazzi non sono già adulti, è necessario renderli responsabili nelle piccole cose quotidiane ed abituarli all’autonomia, sapendo che proteggere non è né invadere, né sostituirsi a loro.

Quando la ribellione diventa patologia e non è più transitoria? Nel Disturbo Antisociale di personalità e nel Disturbo Oppositivo Provocatorio. Mentre il primo si manifesta come un pattern pervasivo di inosservanza e di violazione dei diritti degli altri (che inizia nell’infanzia o nella prima adolescenza e continua sino all’età adulta), per stabilire che un bambino è affetto da Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) occorre invece un’attenta analisi psicologica e neuropsichiatrica.

Non si deve temere di rivolgersi ad esperti competenti quando vediamo qualcosa che perdura da troppo tempo nei nostri figli. Negare, scaricare le responsabilità su altri, rifiutare la situazione non serve e non aiuta. Quando si hanno dei dubbi o ci sentiamo in difficoltà non ricorriamo a “dottor internet”, ma cerchiamo persone esperte che possano aiutarci a comprendere qual è il confine e, quando il limite è superato, impostare un lavoro multidisciplinare per capire ciò che sta accadendo ai nostri figli. “Prevenire è meglio che curare” recitava un vecchio slogan, ed è così: iniziare da subito un lavoro su certi comportamenti manifesti è di grande aiuto per tutti i componenti della famiglia. Ciascuno a modo proprio ha bisogno di cura e di vivere quel viaggio che conduce alla consapevolezza.

Dott.ssa Maria Laura Sadolfo

https://psicologilombardia.it/news/ribellione-e-preadolescenza

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