
Nello scorso articolo abbiamo iniziato a parlare di Mindfulness e dolore cronico. Perché un focus su questo argomento?Secondo i Dati Istat la popolazione italiana presenta una prevalenza di dolore cronico del 21,7%, che corrisponde a circa 13 milioni di abitanti. Il dolore, come vediamo, è una patologia che colpisce milioni di persone.
La legge 38/2010 ha riconosciuto il dolore cronico come una patologia che necessita di una caratteristica e specifica rete di assistenza e cura a cui i cittadini possono accedere, ma tale assistenza, nonostante siano passati più di dieci anni dall’emanazione della legge, risulta essere spesso vana, oppure insoddisfacente o talvolta approssimativa. Demotivare una persona in un percorso diagnostico significa farla sprofondare nuovamente all’inizio del percorso, quando spesso la decisione di iniziare non è stata tra le più facili da intraprendere.Se nell’iter tuttavia, la persona si trova accolta, ascoltata e riceve un feedback empatico, il percorso, seppur tortuoso, assicurerà anche uno stato di benessere che non dovrebbe mai mancare a nessuno.
“La maggior parte di noi non è particolarmente sensibile né al proprio corpo né ai propri processi mentali.” (Jon Kabat-Zinn).
Come interveniamo con la Mindfulness nella gestione del paziente con dolore cronico?
La pratica meditativa va ad influenzare l’esperienza del dolore cronico. Acquisire la presenza dell’essere consapevoli a sé stessi, momento dopo momento, in maniera non giudicante, permette di accogliere sia le proprie difficoltà interiori rispetto al vissuto, sia, con la pratica costante, di migliorare nettamente lo stato fisico di salute.Focalizzandosi in modo consapevole sui compiti da svolgere e regolando le attività quotidiane che determinano un’intensificazione del dolore o meno, le persone inizieranno a percepire il dolore “diverso da prima”. Per esempio, durante la pratica, insieme al conduttore, si può incoraggiare la persona ad osservare l’intensità del dolore e ad analizzare le emozioni correlate. Cosa mi sta succedendo? Cosa provo? Cosa è cambiato in questo momento? Parlare insieme è già un passo in più nella consapevolezza e nella gestione del problema. Questo farà sì che la persona, nel momento in cui pratica a casa, non si sentirà a disagio davanti ad uno specifico vissuto, ma sapendolo affrontare faciliterà il lavoro della pratica che quieta la mente ed il corpo e riporta al presente con consapevolezza.
“Meditazione non vuol dire estraniarsi dal mondo. Significa vedere le cose chiaramente e assumere deliberatamente posizioni diverse rispetto ad esse.” (Jon Kabat-Zinn)
Portiamo la persona ad assumere una disposizione diversa rispetto al dolore.
Ciascuno di noi, anche chi non soffre di dolore cronico, si trova spesso impotente davanti al proprio dolore: ecco che la mindfulness, migliorando l’umore, il benessere e la qualità della vita, ci apre strade nuove per affrontare, nel qui ed ora, anche quello che dissiperemmo via subito.Un aspetto importante su cui si lavora è l’accettazione del dolore, della fragilità, della disabilità presenti nel momento presente. Portiamo la persona a rinunciare alla continua lotta contro il dolore, che non fa che incrementare sempre di più la sofferenza.
La meditazione favorisce miglioramenti significativi non solo dei fattori fisici legati al dolore, ma anche di quelli legati alla mente; approfondiremo questo aspetto nel prossimo articolo.
Dott.ssa Sadolfo Maria Laura
Image by Freepik
https://www.psicologilombardia.it/news/mindfulness-dolore-cronico